Stanotte è venuta a prendermi una ragazza, per portarmi in un luogo in cui avrei dovuto condurre un evento non ben specificato. A differenza di quanto possiate immaginare e visto che sto parlando di lei, vi dirò subito che non rispecchia assolutamente i miei personalissimi canoni di bellezza femminile, tranne per il fisico quasi da pantera o per meglio dire, da donna atletica. Ha il seno piccolo, capelli molto lunghi e ricci di un marrone lucente, occhi scuri, come la notte che ti consola e labbra poco pronunciate. Indossava un leggero abito color indaco, con uno spacco da sopra il ginocchio a scendere. Mi ha fatto entrare in una vecchia automobile bianca con gli interni in velluto blu a costine. Alla guida c’era un anziano tipo con baffi e capelli ossigenati, caratterizzati da una notevole ricrescita bianca. Io e lei sedevamo dietro, ma al centro, non accanto agli sportelli. Quando lui si è girato ha mostrato denti ingialliti dal fumo e occhi di uno scolorito azzurro, quasi annacquato. Pare che sia suo zio e che mi conosca perché ha letto qualcosa che ho scritto, gli è piaciuto molto e ha avuto per tutto il tempo una sorta di riverenza nei miei riguardi. Durante il lungo tragitto siamo stati inseguiti o comunque pedinati da qualcuno che non ho capito. Di sicuro uomini che non avrebbero voluto la mia presenza all’evento, ma non so per quale ragione, forse perché semplicemente gelosi della ragazza. Per sfuggire l’autista ha corso parecchio e cambiato strada più volte. In una piccola cittadina di provincia non si passa certo inosservati con una guida del genere. Ogni volta che la ragazza si è girata per capire se fossimo riusciti a seminare gli inseguitori, sulla pelle ho percepito la morbidezza dei suoi capelli. La sua enorme carica sensuale si è trasmessa col contatto del braccio appoggiato al mio petto per non sbandare durante le curve strette e i rapidi cambi di corsia. Il tutto è avvenuto senza troppa concitazione interna all’abitacolo e con naturalezza di movimenti. Alla fine ci siamo fermati in prossimità di una zona della città accanto a una chiesa moderna, con un grosso edificio circolare accanto, simile a un oratorio o un piccolo teatro e lì siamo scesi. Lei m’ha chiesto di mantenerle le scarpe, mentre si appoggiava a me per cambiare calzature: ha piedi eleganti e armoniosi con unghie senza smalto. Dopo il cambio ci siamo avviati verso l’edificio basso in cui ci sarebbe stato l’evento. Lì è andata via svanendo subito dopo l’ingresso e lasciandomi con quel vago senso di innamoramento, che rende più lieve lo scorrere della vita. Se la conoscete, vi prego, fatemi avere il suo nome.

Alfredo Martinelli Benevento, 6 aprile 2020

AM
Benevento, 13 luglio 2020