Lo strusciato scricchiolio delle foglie secche e dei rametti spezzati si mischiava ai ridolini soffocati della coppia. Era notte fonda. In quel momento, su quel lato della montagna, erano certi d’essere gli unici esseri umani. Il resto dei rumori erano lo spettrale suono del legno dei rami, incrinato da un silenzioso vento e gli incessanti versi cantati dai rapaci notturni in onore alla Luna, che penetrava nel sottobosco come una lama di tenebra.
I due si erano conosciuti poco tempo prima, nella bottega del fabbro, dove lui piegava il ferro rovente scagliando possenti colpi di maglio, il cui suono giungeva fino alla via maestra. Lei aveva bisogno di una nuova serratura e qualcuno che la montasse. Lui aveva l’arte nelle mani e candore nello sguardo. A far scattare la scintilla forse fu l’odore della polvere di ferro mista al sudore o le aderenti pieghe della maglia lungo il corpo statuario del giovane. Di sicuro quel pomeriggio durò molto più del previsto e fu di gran lunga più piacevole della sostituzione di un pezzo di portone.
I giorni seguenti furono ricchi di intensi e fugaci incontri, rubati al tempo del lavoro, a quello del sonno e delle amicizie. Fra la legna per la fornace, nei vicoli bui dei retrobottega delle osterie o nascosti fra le colonne della corte nel palazzo signorile della ragazza. Ogni istante aveva il sapore di eterno come il fascino privo di tempo della giovane donna. Nel breve volgere di qualche settimana, il desiderio d’avere un’intera montagna a loro disposizione divenne quasi un’esigenza fisica e quella notte la stavano soddisfacendo. Non poteva però essere un semplice incontro di carni desiderose, il luogo meritava un cerimoniale dedicato per donare a quella notte il piacere di un ricordo immortale.
Ritennero adatta al loro desiderio una zona pianeggiante, priva di alberi e aperta sulla valle circostante. Su un’enorme lastra di pietra, bianca come la Luna che guardava, si lasciarono andare al più intimo dei loro desideri, mescolando più volte gli umori e i lamenti di un piacere mai vissuto così intensamente. Nudi e umidi di sudore, i corpi riflettevano la flebile luce notturna assomigliando alla emanazione luminescente di due anime prive di corporeità. Poco distante dalla pietra, al centro della scena, si ergeva il robusto tronco di un vecchio albero senza più rami o foglie. Lei volle vedere ancora meglio il corpo del suo uomo ergersi come un fusto selvaggio e virile immerso nella natura. Usando le cinte dei vestiti lo legò ben stretto ai resti dell’albero, leccando con cura la pelle che avrebbe accolto il nodo. Consumarono un nuovo amplesso, più articolato e doloroso dei precedenti, ma per questo ancora più appagante e ricco di un piacere mai provato prima.
Erano ora giunti al termine del percorso meticolosamente pensato dalla donna: con la Luna ormai sulla perpendicolare della scena, lei sguainò un enorme ago da uno dei suoi stivali abbandonato lì vicino e, tornando a lui come una gatta in cerca di nuove coccole, glielo infilò nella vena ricca di sangue, che dal cuore inonda il corpo. Poggiando le carnose labbra alla estremità posteriore si lasciò sgorgare in bocca il rosso frutto di quel poveruomo, senza preoccuparsi di quanto ne colasse fuori bagnandole il collo e saltando dai seni. La forte eccitazione, che ancora gli pulsava nel corpo, trasformò in piacere anche il taglio della lama nella carne del petto. Le pupille, enormi , come quelle dei fumatori d’oppio, riempivano l’intera superficie dell’iride e un inebetito sorriso gli solcava il viso. La morte sopraggiunse in pochi minuti, senza dargli il tempo di capire se si trattasse di un nuovo gioco erotico o di un pessimo scherzo del destino. Dopo l’ultimo sussulto dell’uomo, lei protese le braccia al cielo, urlando frasi di gloria al suo dio, poi slacciò i legacci lasciando cadere il corpo esangue. Prima di allontanarsi lanciò uno sguardo traverso ai cespugli intorno, dai quale uscirono lupi e corvi pronti a smaltire i resti del cadavere.

Alfredo Martinelli [Benevento, 3 febbraio 2020]

Qui potrai vedere e ascoltare la versione di “lama di tenebra” interpretato da Athena Vrkī

AM
Benevento, 13 maggio 2020