se noi ora siamo qui, seduti a questo tavolino, è perché lo abbiamo scelto. Nessuno ci ha costretto. Tu mi hai invitato e io ho accettato, poi ti ho chiesto di non andare dalla tua amica e tu hai accettato. Per questa ragione siamo qui. Così è per tutto il resto della nostra vita: siamo nella situazione in cui abbiamo scelto di essere, perché anche la non scelta o l’appoggiarsi alle scelte o pressioni di altri è una forma di scelta“
Li avevo intravisti subito dopo essere sbucato su una delle tante piccole piazze della città vecchia, di quelle nascoste tra i vicoli e i panni stesi su corde che passano da una finestra all’altra. Erano entrambi seduti poco distanti da un muro, dando le spalle a un piccolo bar senza insegna. Mi erano subito saltati all’occhio. Pur non essendo appariscenti li avevo notati per il loro sembrare fuori contesto in quel luogo, seppur pienamente a loro agio. Distanti da ciò che li circondava, ma rilassati d’essere lì. Lui parlava un po’ di più, lei era attenta, ma non pendeva dalle sue labbra. Palpabile era la stima reciproca e l’attenzione verso l’altro, seppur seduti non troppo vicini. Mi fermai poco distante, con in mano una birra al frumento, di quelle torbide e dense. Appoggiai le spalle al muro dietro loro e con aria distratta da altro li ascoltai con attenzione.
– “e quante cose abbiamo fatto da quando ci conosciamo” rispose lei con un po’ di ritardo dopo aver riflettuto sul pensiero dell’uomo e pescato i ricordi nella memoria.
– “perché lo abbiamo scelto insieme“
– “infatti“
– “anche se molti pensano che io faccia solo quel che vuoi tu” . Lui lo disse col sorriso di chi è complice di una verità sconosciuta alla massa, ma ben salda tra loro.
Lei sorrise di gusto, come può farlo solo chi si sente oltre le chiacchiere, ma ben salda e sicura di legame forte e concreto, seppur impalpabile e invisibile alla massa.
– “dicono lo stesso di me e io gli sorrido mentre continuano a parlare. Che ne sanno di tutte le volte che ti chiedo consiglio, di tutte le volte che non siamo d’accordo e uno dei due cede, perché ha fiducia nell’altro e non perché svilisce se stesso o gli chiede aiuto in un momento di stanchezza, perché sa che può contare sull’aiuto senza altri fini e senza necessità che sia ricambiato?“
e sorrisero d’intesa, come a voler sigillare in un luogo sicuro il loro segreto, ma non ebbero modo di aggiungere altro perché lei urlò forte:
– “il cane, il cane, di chi è questo cane!“
A me venne da sorridere, perché conosco da anni quell’enorme cagnolone pronto a giocare con chiunque abbia voglia e, curioso come un bimbo, riconosce sempre i volti nuovi. Così la rassicurai:
– “Non si preoccupi, non farebbe del male a una mosca. È venuto solo a conoscerla e a giocare con lei“
– “ehh … speriamo …” rispose lei poco convinta “ma di chi è? … non ce l’ha un padrone che può venire a prenderlo?”
– “non è di nessuno, vive qui da anni, gioca con chi vuole e mangia quel che gli diamo” rispose un ragazzo uscito dal bar.
Nel frattempo il cane si era spostato verso l’uomo e aveva fatto cadere un piccola pietra davanti i piedi.
– “vuole veramente giocare” disse lei
– “già” sorrise lui, poi raccolse la pietra, la mostrò al cane e la lanciò verso l’alto. In un salto sincronizzato con il momento della discesa del sasso, la grossa bocca dell’animale schioccò forte nel momento della presa, per poi rilasciare il sasso nuovamente ai piedi dell’uomo e tornare in attesa di un nuovo lancio. Le persone intorno erano abituate a quel gioco e si fermarono solo i bambini, la donna invece guardava divertita, quasi incredula.
Dopo un po’ il cagnolone rimase fermo a guardare i due, come per salutarli e, così come era arrivato, andò via in cerca di nuove persone da conoscere.
– “incredibile, vero?” chiese lui, esprimendo più un pensiero che una domanda.
– “già! … ti va qualcos’altro? Che ne dici di un gelato?“
– “si può fare, vado a prenderli, così lavo anche le mani“
Uscì dopo poco con due coni, qualche tovagliolo e un nuovo pensiero per lei:
– “mi sei piaciuta ieri quando hai parlato con quel ragazzo. Sei stata dolce e garbata“
– “quindi lo vedi che so esserlo? e non come dici tu che sono sempre distaccata e poco dolce!“
– “ti ho sempre detto che devi esserlo con tutti, non che tu non lo sia. Invece tu mi hai sempre risposto che lo sei solo con gli uomini di cui sei innamorata. Non è così che la penso io. Credo che la dolcezza debba esserci sempre nel nostro modo di esprimerci. Poi col tuo uomo lo sarai in modo diverso rispetto a un’altra persona. Inoltre devi imparare a esprimere anche il buono che provi per qualcuno o per una situazione, non solo le critiche. Far partecipe l’altro il benessere che stiamo ricevendo e vivendo grazie a lui ci fa stare ancora meglio, perché è amplificato dalla gioia riflessa di chi riceve il complimento. Io con te lo faccio, così come prima ti ho detto che mi sei piaciuta con il ragazzo o quando cucini qualcosa di buono, ma se anche non fosse buono, il solo fatto che tu abbia cucinato per me, lo rende appagante“
Forse un po’ spiazzata dall’ultimo pensiero o forse solo perché era alla ricerca della ragione, la donna rispose col tono della voce meno sicuro, ma tremendamente sincero:
– “è vero, ma forse sono stata abituata così“
– “va bene, ma adesso sei abbastanza grande per cambiare. Soprattutto tra noi, che non dobbiamo giocare ad alcun gioco a nascondino, non dobbiamo conquistarci o farci desiderare l’una dall’altro. Che senso ha non esprimere un bel pensiero o un complimento sincero, che non sia di maniera come potrebbe fare chiunque altro?“
Lei non rispose subito, guardò prima intorno, pensando a qualcosa e poi rispose:
– “hai ragione“
Lui stette zitto, come a riprendere fiato e lei gli disse:
– “è stato bello oggi, mi è piaciuto molto il giro che abbiamo fatto“
– “sì, è stato bello e anche nuovo, perché non ero mai stato lì. Se dovessi dare un colore alla giornata, quale sceglieresti?“
– “Rosa … anzi ‘rosa pesca’, mi piace di più“
– “bello, piace anche a me!“
Entrambi rimasero per un po’ in silenzio, con aria serena, finché lei si voltò verso lui sorridendo per coprire l’imbarazzo di una frase per lei difficile:
– “sono stata bene oggi, grazie“
– “sono stato bene anche io” disse lui rispondendo al sorriso
poi, in un gesto istintivo poggiò la mano sul braccio dell’uomo per catturare ancor di più l’attenzione, come se stesse far uscire più una preoccupazione che un pensiero di dolcezza:
– “Promettimi che se un giorno dovessimo litigare, non ci terremo il muso, che troveremo sempre il modo per chiarire e tornare a essere noi. Lo so che ora sembra strano ma potrebbe capitare, potrebbe capitare a me o a te di essere in un brutto momento e ci potrebbe scappare la litigata. Promettimi che troveremo sempre il modo di tornare a parlare e capirci! “
– “sarà così!“
– “promesso?“
– “promesso!“
Un pensiero che esprimesse senza enfasi e frasi fatte, la purezza di un’anima che parla all’altra non l’avevo mai sentito dal vivo, se non al cinema o letto nei libri. Poggiai il bicchiere su un tavolino mi sedetti a ripensare a quel pensiero e alla loro compostezza.
I gelati li avevano finiti da po’, l’uomo si alzò per andare a pagare e poi si allontanarono tra la folla, che nel frattempo aveva riempito la piccola piazza, lasciandomi il gusto di buono per tutto ciò che avevo ascoltato.
AM
Benevento, 24 settembre 2020