Oro“, pur essendo nella forma un racconto simile a molti che ho già scritto, ha nella struttura una sostanziale differenza. Per scriverlo mi sono difatti ispirato alla progressione aurea di Fibonacci, il primo matematico che individuò la cosiddetta “sezione aurea“, presente in molte creazioni della Natura. Per rendere più evidente la concatenazione tra il racconto e la progressione ho integrato il tutto in una tabella. Per ogni riga nella colonna di sinistra ho inserito il numero della progressione e nella colonna di destra la corrispondente quantità di parole

1– “Ciao
1– “Ciao
2– “Bello oggi!
3– “Sì, è vero!
5– “Cosa stai facendo di bello?
8Avrei preferito evitarlo, ma camminando mi ero distratto
13– “Allora la ami o no? Ci vai solo a letto come le altre?
21– “Scusa ma cosa stai dicendo adesso, perché mi chiedi queste cose strane, non sono domande belle da fare, lo dovresti sapere!
34– “AhAhAh … perché non dici a me la verità? mia madre lo dice sempre di dire la verità, così gli altri la diranno a me. Io a te l’ho detta ora tu dilla a me!
55Questo è il motivo per cui avrei preferito evitarlo: non mollava l’osso mai. Estenuante fino in fondo quando ti metteva sotto. A noi tutti dispiaceva parecchio trattarlo male, non era colpa sua, ma di un brutto incidente quando eravamo ragazzini. Sbatté la testa facendo i tuffi nel fiume e rimase in coma sette mesi.
89– “Allora facciamo così, io ti dico la verità se tu mi dici perché hai pensato queste cose. Tra l’altro non la conosci neanche la mia fidanzata, non sei mai uscito con noi, non ci hai mai visto insieme, come ti viene di pensare che io non la ami. Se non l’amassi non starei con lei, magari starei con un’altra donna oppure da solo in attesa o alla ricerca di una donna da amare.” Mi ascoltò con molta attenzione, ma negli occhi già gli brillava la risposta, che fu immediata:
144Tu non la ami, perché non ho mai visto un tuo quadro con lei, perché tutte le tue donne sono diverse da lei, perché nei tuoi quadri non c’è neanche la musica che lei suona. Non c’è il colore dei suoi occhi negli occhi delle tue modelle, perché quando uscite non parlate quasi mai. Vi vedo anche quando voi non vedete me. Io penso che ti sei messo con lei solo perché hai avuto paura di restare da solo. Mia madre diceva che il timore della solitudine ci può fare scegliere persone con cui staremo peggio che nella solitudine stessa. AhAhah per questo non mi sono ancora fidanzato, non voglio fare la fine di quelli come te, che la sera camminano lo stesso da soli nei vicoli della città vecchia.” Fece un’altra risata strana delle sue e andò via senza darmi possibilità di replica
233Avevamo fatto un breve tratto di quel vicolo, fino ad arrivare sotto un ponticello che collegava la parte alta dei due palazzi che formavano la strada. Lo vidi allontanarsi con il solito modo strambo di camminare e la bombetta piena di lustrini dorati: luccicavano sia al Sole che sotto i lampioni, dandogli sempre quella sorta di luce aurea avvolgente, che da lontano lo faceva apparire quasi come una visione impalpabile. Mi voltai per vedere se le finestre della casa della mia fidanzata fossero aperte, per fortuna erano chiuse e intorno e sul ponticello non era passato nessuno. Non ebbi l’impulso di tornare dalla violoncellista. Corsi a casa, a guardare le tele. Scorsi con avidità quelle degli ultimi anni, da quando stavo con lei e sfogliai i cataloghi per riguardare quelle vendute. Aveva ragione lui: in nessuna aveva messo lei. Mi sentii colpevole. Da una tela in preparazione cancellai le linee a matita e di getto iniziai a pennellare e spatolare. Non so quante ore trascorsero, finii che fuori c’era ancora un buon Sole, ma quando appesi la tela al muro per vederla meglio, ancora una volta non lei c’era. Avevo dipinto una coppia che non eravamo noi. Girai la tela e scrissi: ‘quel giorno suonai tutto il tempo necessario a scordare il motivo per cui lo stessi facendo e continuai fin quando giunse un’altra valida ragione per trasformare le mie necessità in musica‘.

AM
Benevento, 7 novembre 2020