Avrei potuto prendere tutte le parole da lei pronunciate durante i nostri incontri, metterle in un barattolo di creta, di quelli smaltati color écru con qualche grosso fiore dipinto a mano, che sembrano provenire da epoche lontane, anche se sono freschi di forno. Avrei potuto più volte ruotare il barattolo per mischiare il contenuto. Alla fine, qualunque fosse stata la frase composta dalla casuale sequenza di parole estratte, sarebbe riuscita a dargli il senso compiuto di un mio pensiero negativo su lei. Avrei potuto chiamare uno ad uno i nostri amici e dalle loro labbra lei avrebbe intercettato e composto nuove frasi con nuovi significati: un piccola parola sarebbe diventata un incendio e un uragano sarebbe stato ridotto a uno spiffero notturno. Quando però l’incendio e l’uragano si incrociavano, la deflagrazione era così forte da far tremare anche le pareti di casa, ma non me, divenuto nel tempo come una vela strappata, impassibile e inadatto a lasciarsi gonfiare dal vento. Così, dopo lunghe notti abitate da tenebrosi spiriti del futuro, imparai a disegnare. Un po’ alla volta, sera dopo sera, il mio tratto si trasformò da semplici linee a più complete bozze di scene colorate. Nei giorni seguenti, senza parlare, iniziai a farle vedere le mie semplici tavole. Non c’erano parole da interpretare e qualche volta tornò a capirmi e guardarmi come un tempo, anche solo per il tempo di un sorriso.

Alfredo Martinelli – Benevento 10 giugno 2020

AM
Benevento, 10 giugno 2020