Ero diretto a un paese in provincia o per meglio dire verso una collina tra la mia città e questo paese. A un tratto il navigatore mi fa uscire dalla Statale, per inoltrarmi nella zona industriale adiacente.
Il paesaggio è quasi distopico, con poche luci e strade deserte, costellate da enormi prefabbricati. Dopo vari zigZag tra strade di servizio sempre più strette e maltenute, l’indicazione mi conduce su uno strettissimo viottolo sterrato in salita, che si arrampica fuori dalla cerchia della zona industriale.
Mi ci infilo fiducioso nella tecnologia e mi ritrovo su una mulattiera illuminata solo dai fari, che man mano diventa sempre più larga e coperta da pietre livellate in attesa dell’asfalto. Continuando a procedere con prudenza, dopo poco, sotto un larghissimocavalcavia cupo e grigio come una scena di un film post apocalittico, vedo un’auto ferma sul lato opposto al mio. Dentro intravedo la sagoma bionda di una donna. Immaginando sia una “signorina di compagnia” o cmq in compagnia in quel momento, tiro dritto, ma subito dietro l’auto sbucano altre due ragazze, che mi fanno cenno di fermarmi. Freno e abbasso il finestrino, loro si avvicinano e in quel momento penso: “m’hanno fregato, ora tirano fuori un pistola e si portano auto e portafogli e magari mi lasciano mezzo nudo in mezzo al tenebroso nulla.“
Invece mi chiedono:
– “Scusa ci serve un consiglio, ce lo puoi dare?”
Come si può immaginare la situazione è così paradossale da assomigliare a un mio racconto e non posso certo tirarmi indietro per lasciarmi fluire dagli eventi. Mi raccontano così che alla loro auto sono scoppiati gli airbag per via di un fosso che hanno preso ad alta velocità e non sanno se possono ripartire, perché sentono una strana puzza di bruciato.
Senza scendere dall’auto faccio marcia indietro e vedo che effettivamente gli airbag sono fuori e afflosciati. Spiego loro che la puzza è normale, perché si aprono usando una sorta di polvere da sparo, con un meccaniscmo simile a quello dello sparo dei fucili e che se il motore non ha ricevuto urti durante il salto sul fosso e non perde olio, possono ripartire.
In quel momento si avvicina la bionda che era in auto e mi dice:
– “Fra’ ma mo come faccio con l’assicurazione, chi mi ripaga il danno e il carrattrezzi?“
– “Per questa cosa ti conviene chiedere a loro, spesso il soccorso stradale è incluso!“
– “Fra’ ma non ero io alla guida, perché ha voluto guidare lei!” indicando con acidità una delle due accanto.
Lei risponde altro, senza dar conto dell’accusa e io cerco di non far accendere altre micce. Poco dopo per fortuna vediamo arrivare immersa in una corona di luci l’auto dei soccorsi che stavano aspettando.
Le saluto e riparto con ancora più cautela, non mi va di far scoppiare anche i miei airbag. La strada peggiora parecchio, l’auto ondeggia nel fango e in alcune parti struscia sul terreno grezzo. Non c’è spazio per girami, posso solo andare avanti scorgendo la linea del sentiero che man mano si genera illuminata dai fari. Confido nella leggendaria immortalità delle Volvo e nel mio innato zen. Dopo circa 10 Min sono nuovamente su un po’ di asfalto. Il peggio è passato, per fortuna le ho incontrate.
AM
Benevento, 19 aprile