Annoiato dal non fare niente previsto dalle ferie, di buon’ora risalii la SS18 nella parte che costeggia la famosa ‘Calabria del nord’.Scavallando infinite salite e sopravvivendo a sorpassi di camion, pullman e pilotini incazzati, m’infilai in una uscita, attratto dalla indicazione turistica ‘Arcomagno’, scritta in bianco su sfondo marrone.L’illusione di trovarmi subito in prossimità del grande scoglio bucato, svaní nei sorrisetti con cui le persone rispondevano alle mie richieste di indicazioni. Negozi e bar erano ancora chiusi, il Sole già scaldava da parecchio, ma io non potevo certo rinunciare alla mia sfida personale.I primi tornanti in discesa mi diedero sollievo e anche i biscottini al cioccolato portati nello zaino contribuirono al ritorno della fiducia.Arrivato nell’insenatura sul mare, nuovamente dovetti rinunciare ai festeggiamenti: per giungere all’obiettivo restava ancora da scavallare un’ampia parete di roccia usando un sentiero più adatto agli stambecchi che alle persone.Fradicio di calore e con gli occhi brucianti per il sudore, finalmente intravidi il maestoso buco nella roccia far penetrare la luce su un piccolo semicerchio di spiaggia brulicante di corpi dormienti.Non so cosa avresti fatto tu, che hai letto fin qui.Io appoggiai scarpe, calzini, maglietta e pantaloncini su uno scoglio ad asciugare e m’infilai nel mare protetto dalle sole mutande.È quasi superfluo descrivere quanto godetti quel bagno, rilassante e disincrostante di tutto il sudore attaccato alla pelle.A dirla tutta, però, fu anche molto istruttivo: uscendo dall’acqua, con tutti gli scappati di casa ormai svegli e in osservazione dalla spiaggia, capii finalmente la differenza tra l’indossare un costume o una mutanda bagnata.
AM
Benevento, 18 settembre 2024