Storia di una vendemmia
I mattini sono più umidi. Leggera la nebbia svanisce pigramente, non prima d’aver sostituito le cromie del giallo e l’arancio al verde delle foglie.
È ora di raccogliere l’uva.
Il cappello per proteggere il capo, i guanti per sporcare il meno possibile unghie e mani, gli stivali di gomma per non lasciare i piedi nell’umido della terra.
Le cassette impilate sul carro e un’abbondante colazione nello stomaco.
Finalmente si parte
I racconti degli anziani riportano che,un tempo, durante la raccolta, gli operai dovessero cantare o parlare in continuazione, per dimostrare costantemente, di non mangiare l’uva. Fra amici e parenti questo non accade. La vendemmia è un giorno di gioia.
Un momento di incontro, come una festa comandata.
le cassette piene sono in attesa d’essere raccolte
si ritorna alla base!
iniziano i viaggi verso la pigiatura
il tempo dell’uso dei piedi nella tinozza è passato
Oggi un semplice macchinario schiaccia i chicchi, che spedisce nella botte e separa i raspi.Questi ultimi si accumuleranno nella zona posteriore per …
siamo al termine della giornata
parte del succo pigiato, separato dal guscio dei chicchi, viene messo sul fuoco. Diverrà vino cotto da gustare nelle lunghe notti invernali, inzuppato nei cantucci o mischiato alla neve
AM
Benevento, 8 ottobre 2015