Il soggetto che ho pensato per un possibile cortometraggio, a mio parere ha qualche potenzialità che lo rende concretamente realizzabile, anche in una realtà esterna all’illusione della pellicola.

Immagina che, per ragioni che trascendono l’umana ragione, un giorno uno dei tre amici parta alle 13:00 dalla propria città, si fermi in un’altra città distante circa 60 km per raccogliere uno dei due rimanenti e insieme proseguano l’improvvisato viaggio verso una meta distante 600 km dalla seconda città.
Appena si vedono, quello con la macchina chiede al compare se è ancora convinto del viaggio. Senza alcun ripensamento l’amico conferma l’importanza dell’idea. Si mettono in auto, con il nuovo arrivato al posto di guida e subito l’amico gli fa notare che, nel conteggio delle poche ore disponibili, devono considerare la sosta a un posto di blocco, perché brutte facce come le loro dentro una Volvo dall’età indefinita, sono preda facile di pattuglie in cerca di sbigliettare multe.
Nel frattempo il terzo scappato di casa, piuttosto che restare comodamente seduto con le chiappe al caldo sul sedile di un treno ad alta velocità, scende lungo il tragitto per prendere un regionale qualsiasi, che lo condurrà all’appuntamento con gli altri due, ma non in modo semplice, perché nulla in questa storia deve avere un andamento lineare. Giunto alla stazione della città luogo dell’incontro, andrà da un quarto soggetto appiedato come un matto e passerà con lui il pomeriggio tra prove musicali e cioccolate calde.
Il due automuniti attraversano regioni, incidenti e temporali con i minuti contati, al punto da non potersi neanche fermare per un pasto, che consumeranno in auto e una pipì, che libereranno in un’area di sosta per picnic, illuminati dai fari dell’auto.
Solo verso la fine, dopo essersi dati il cambio alla guida, per la prima volta parlano dell’obiettivo del viaggio: una gara di poesia.
Sì, hai capito bene, come già ti ho detto, nulla dev’essere lineare, razionale o banale in questo cortometraggio, altrimenti i personaggi non avrebbero lo spessore che caratterizza le opere in grado di lasciare un buon ricordo e tengono incollati gli spettatori.
A quel punto i due in auto suggellano un patto: il poeta avrebbe dovuto vincere la gara, per ripagare moralmente gli amici, altrimenti sarebbe tornato da solo a casa. Per farlo avrebbe dovuto puntare su tutto ciò che avrebbe potuto compiacere la giuria popolare, pur rimanendo nei limiti delle regole della gara.
Il patto è segnato, i due sono in prossimità del punto di raccolta degli altri due che li attendono dove ci sono state le prove musicali.
I tempi sono al limite, ma a quello che per arrivare fin lì ha usato i treni, la calda cioccolata ingurgitata durante il pomeriggio è prepotentemente arrivata al termine del percorso e spinge per uscire. Per evitare incontenibili problemi durante il percorso in auto, ai quattro non resta che andare a casa del tizio appiedato che vive lì.
È finalmente fatta, sono ora tutti e quattro liberi di andare alla gara per sostenere l’amico poeta.
La gara è intensa e lui si destreggia bene, nonostante gareggi molto lontano da casa, davanti a un pubblico abituato ad altri stili.
Le tre manche si susseguono ritmate, il presentatore, che in quei contesti si chiama MC, tiene alta l’attenzione, ma prima dell’ultima manche azzera i punteggi sommati dai partecipanti nelle precedenti sessioni e i quattro poeti che accedono alla fase finale ripartono allineati.
Il finale è amaro per il nostro poetico eroe: la somma complessiva dei voti ricevuti durante le tre prove gli avrebbe fatto vincere la gara, ma nell’ultima ha preso due decimi in meno della vincitrice, una poetessa locale.
Pur essendo il vincitore morale della serata, arriva secondo.
Gli amici lo perdonano e gli consentono di tornare con lui.
I tempi tornano a farsi contingentati, tra poche ore ognuno di loro dovrà andare al lavoro e hanno ancora parecchi chilometri da percorrere.
Lasciano a casa il proprietario del bagno che li ha ospitati appena giunti e ripartono.
Come si vede dalla foto (vera), strada facendo si fermano a un autogrill per un caffè e un biglietto perdente del gratta&vinci.
Riattraversano regioni, piogge, deviazioni, percorrono l’alba e sono finalmente nel punto esatto dove si erano incontrati i primi due.
Scendono dall’auto per salutarsi e mentre si promettono di non vedersi per i successivi 3 mesi, alle loro spalle sentono un’imperiosa voce: “Cortesemente fornite patente e libretto, il rilevatore ha notato una grave anomalia sulla targa della macchina”
Era una facile profezia, non per altro l’ho scritta nel titolo di questo soggetto per cortometraggio.

AM
Benevento, 12 dicembre 2024