Era una notte anomala, dall’Atlantico arrivava aria tiepida e sembrava già estate. La piazza era invasa di persone differenti per età, estrazione sociale ed etnia.
Ero in compagnia di altri due scappati di casa quasi più randagi di me, ma a differenza loro non avevo alcol nello stomaco. La giornata era iniziata prima dell’alba e in quelle prime ore del nuovo giorno, a diverse centinaia di km di distanza, la stanchezza aveva iniziato a bussare anche alla nostra porta.
La lunga scala che ci avrebbe condotto verso il quartiere dell’ostello era usata come riposo per derelitti della notte e la affrontammo con la voglia di chi non vuole andare a dormire.
Fu dopo pochi gradini che uno dei miei compagni venne bloccato da una ragazza con più birra che sangue nelle vene:
– Italiani vero?
e da lì in poi iniziò a dire di tutto e il suo contrario, tra le risate delle amiche e le nostre. Io, che ero un po’ più avanti, mi tenni in disparte per un po’, sperando che i miei amici venissero rilasciati, ma la situazione si intensificò e venni chiamato a dare manforte.
Come sempre accade, soprattutto durante i momenti di ebbrezza, a uno dei miei due compagni di viaggio venne in mente di chiedere alle ragazze:
– secondo voi quanti anni anni ha Alfredo?
Le scale si trasformarono in gradinata di un teatro all’aperto e, mentre loro mi studiavano per capire l’età, noi ci divertivamo con improbabili e divertenti consigli.
Alla fine dovetti confessare e mostrare il documento di identità. Le vidi osservare con attenzione la mia data di nascita e poi riguardarmi fin quando una ebbe il coraggio di chiedere:
– ma come è possibile che tu non abbia rughe?
in quel preciso istante ebbi l’intuizione della giocata, il colpo che può svoltare la partita, il momento dopo il quale nulla sarà come prima: se lo giochi bene diventi un eroe, se lo sbagli sarai il peggiore dei perdenti. Ricordo bene quella frazione di secondo in cui pensai a tutte le possibili conseguenze e decisi di giocarmela senza trucchi, solo loro e la mia faccia di bronzo:
– tutte le sere ruoto il viso tra le tette di donna per fare cadere le rughe – dissi con aria seria, ma divertita.
Scoppiarono a ridere come bimbe e una di loro disse:
– ahh … eres “El Diablo de las tetas!”
fu come se avessi saltato tutti i difensori con una sola mossa e fossi andato a meta tra il tripudio del pubblico.
Quella notte, sulle sponde dell’Oceano, in una terra che trasuda indipendenza, identità e libertà da tutti i pori, dalla voce di giovani donne conosciute in quel momento e mai più riviste, nacque il mito.
AM
Benevento, 12 novembre 2024