In un momento storico particolarmente nefasto, ricco di richiami a un terribile passato che puzza ancora di guerra, odio e razzismo, tutti cercano di alzare la voce per affermare le proprie ragioni, frutto delle loro necessità di guadagno. Osservando però con maggiore attenzione, è facile capire che il problema dell’Italia non sono l’attuale classe politica eletta così come non lo è stata quella da poco passata.

Il problema è l’ignoranza che regna sovrana, un appiattimento culturale iniziato qualche decennio fa e di cui la classe politica e l’espressione più evidente. In un Paese in cui il Calcio ha prevalenza su ogni altro aspetto concreto di sviluppo tecnico e culturale, un posto in cui la TV generalista e insussistente dilaga nelle menti del popolo, non ci potrà mai essere alcuna forma di progresso positivo, di organico sviluppo sociale, politico, tecnico e culturale.

Per il popolo italiano è scontato che a qualsiasi livello Istituzionale ci sia malaffare: dall’Ente Regione, passando per l’Ente Provincia, fino al più piccolo ufficetto dell’INPS, in cui si accordano per dare false pensioni di invalidità. Senza scordare patenti senza esame, concorsi interni scritti “ad hoc”, schiere di portaborse, auto blu usate per fini personali, affidamenti di incarichi affidati in base a criteri poco limpidi.

L’Italia è un Paese in cui l’imprenditore, piccolo o grande che sia, è considerato una fonte di reddito per la sopravvivenza di uno Stato simile a un padre ludopatico, incapace di smetter di sperperare, ma bravo nel far credere al figlio di essere oramai sulla retta via, per strappargli ancora un po’ di fiducia.

Non ci dobbiamo stupire se poi nei quartieri in cui prevale la cultura fascista, vengano bruciate le librerie. Fin quando la maggior parte di noi non si adopererà per alzare il livello qualitativo del vivere, ma preferirà adeguarsi al contesto, la situazione tenderà a degradare.

Noi nel frattempo siamo tutti morti che camminano.

AM
Benevento, 7 novembre 2019