Alfredo Martinelli & dintorni
Alfredo Martinelli & dintorni
l'acqua
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Lei partì l’indomani mattina presto. Al sentirmi chiedere quando ci saremmo rivisti, pensai per un istante se fosse realmente necessario lasciarsi. Tenni per me il pensiero e venne fuori un banale “Quando vorrai.”
Poi, un po’ alla volta, mi resi conto nei giorni seguenti di quanto l’acqua stesse divenendo strana: scendeva a valle senza fare rumore. Piatta e silenziosa si muoveva senza increspature e senza riflettere i raggi del Sole. La prima volta che l’ho notato, ero andato al ruscello per riempire la pentola da mettere sul fuoco, ma non diedi peso alla sensazione, perché immerso in altri pensieri. Il giorno seguente accadde nuovamente, ma stavolta l’acqua non iniziò a bollire, restando poco più che tiepida. Prima di insospettirmi misi altra legna nella cucina, poi realizzai che c’era qualcosa che non andava. Scendere al paese per chiedere aiuto non era neanche lontanamente nei miei pensieri, avrei solo dato conferma di essere un vecchio svitato, più di quanto già non immaginassero.
Pensai che far bere il mulo direttamente nel torrente, sarebbe stata una buona idea. La sera stessa, lo portai con me. Lui bevve senza problemi, ma l’acqua non rifletteva più neanche la luce delle stelle e quella della Luna, che invece riempivano un cielo stranamente luminoso, per essere una notte d’autunno inoltrato. Un rapido e intenso brivido di freddo mi percorse tutta la schiena e deglutii secco, come quando si manda giù in fretta un boccone masticato poco e male.
Tirai via il mulo e, rientrati a casa, per la prima volta sprangai porte e finestre dall’interno. Avevo freddo nel letto e mi rannicchiai come un bambino sotto le coperte. Nel camino in cucina il fuoco crepitava come a voler tenermi sveglio e le ombre delle fiamme si muovevano quasi volessero chiamarmi, imitando eloquenti gesti di persone in cerca di attenzione. Scesi scalzo e mi sedetti davanti al fuoco fino a sentire il dolore della pelle infiammata e gli occhi abbagliati dalla vampa. Ero io quel fuoco, ero io quel crepitare scomposto. Quelle fiamme erano i miei pensieri e quel calore soffocante era tutto il mio non detto, seppellito sotto spessi strati di lavoro estenuante e negazioni imposte dal mio strano modo di intendere il mondo. Ora però sentivo qualcosa spingere dal basso, come un magma pronto a eruttare.
Sulla sedia in camera c’erano ancora gli abiti tolti da poco. Li indossai sopra il vestito per la notte e corsi fino al torrente, nella parte più in alto, quella che esce dal bosco. Sentii il respiro mancarmi più volte, il fiato denso e l’umido notturno bagnare le sopracciglia, ma continuai senza dar peso al dolore delle mie stanche ossa.
Lì e solo lì, nel punto più alto, da dove il cielo si vede ancora senza le foglie dei faggi a coprirlo, forte urlai verso il bosco i miei più lontani pensieri e picchiai duro pietra contro pietra e presi a calci l’acqua fino a trovarmi fradicio come se ci fossi caduto dentro, per poi alzarmi nuovamente e urlare più forte di prima e sbattere l’uno sull’altro i sassi ancora più grandi, fino a incolpare Dio d’avermi creato così stupido. Solo quando le ultime forze mi lasciarono, la voce si è spense e caddi con le ginocchia nel ruscello, solo in quel momento vidi un po’ alla volta l’acqua tornare a illuminarsi con il riflesso del cielo stellato e gorgheggiare allegra, come quando in primavera si gonfia con le piogge. La scia luminosa scendere fino a valle, dove il fumo dei comignoli delle case era arancione, come la luce dei pochi lampioni sparsi nel paese.
Ci si allontana per un viaggio di lavoro o una vacanza, per una incomprensione o per reale necessità di cambiamento. Qualche volta ci si allontana perché non c’è altra soluzione o l’unica possibile fa paura. C’è chi si allontana per vigliaccheria e chi per amore. Altre volte il corpo resta lì, ma la mente non c’è più, è andata via, verso insondabili territori da cui difficilmente si torna indietro. In alcuni rari casi è il corpo ad andar via, ma l’essenza della persona resta ancora lì, accanto a noi, come è successo a me.
Ora sono in treno, sono sicuro che, ovunque lei sia, la troverò.

AM
Benevento, 28 ottobre 2018

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